Orcenico, 07 febbraio 2011
Spett.li Segreterie nazionali FILCTEM-CGIL
FEMCA-CISL
UILCEM-UIL
e p.c. Segreterie reg. Friuli V.G. FILCTEM-CGIL
FEMCA-CISL
UILCEM-UIL
Segreterie prov. Pordenone FILCTEM-CGIL
FEMCA-CISL
UILCEM-UIL
Segreterie Confederali prov. Pordenone CGIL
CISL
UIL
RSU IDEAL STANDARD BRESCIA
MILANO
ROCCASECCA
TRICHIANA
In riferimento alla riunione di coordinamento del gruppo Ideal Standard, svoltasi a Sassuolo in data 1 febbraio 2011, ci preme precisare quanto segue:
Abbiamo sempre ritenuto fondamentale il ruolo e la funzione del coordinamento nazionale come strumento e luogo, per elaborare e definire una strategia condivisa volta a meglio fronteggiare gli eccessi e le pretese della nostra controparte.
Siamo sempre stati persuasi dall’idea che coordinare l’attività sindacale sul piano nazionale fosse necessario soprattutto in una situazione dove la strategia dell’impresa sempre più si configura in una logica di direzione di gruppo piuttosto che come somma di singole realtà industriali.
Cosi come abbiamo sempre ritenuto centrale il ruolo delle segreterie nazionali nel difficile compito di ricercare, pur nelle specificità dei vari siti produttivi, i punti di equilibrio e di sintesi politica, per consentire la necessaria coesione del coordinamento anche come garanzia di una maggiore e più efficace azione contrattuale.
Tuttavia c’è da chiedersi se il coordinamento, anche alla luce di quanto accaduto nella riunione del 1 febbraio 2011, contiene ancora in sè quei tratti fondamentali che gli consentono di esprimere un ruolo attivo e propositivo in una logica di interesse complessivo e di tutela di tutti i lavoratori.
Noi, se ci è consentito, ci permettiamo esprimere qualche dubbio. Riteniamo infatti che il coordinamento, a distanza di un anno dall’attuazione di un piano industriale i cui contenuti risultano chiaramente disattesi in tutte le sue parti essenziali, stia riproponendo forme di liturgie che si trascinano stancamente, utili solo a registrare la presa d’atto dello stato dell’arte, con l’intento, naturalmente, di non disturbare il manovratore.
Un coordinamento quindi che rischia di sopravvivere a se stesso; incapace finanche di reagire di fronte all’ennesima violazione di un accordo sindacale sottoscritto dall’amministratore delegato dell’ Ideal Standard il 29 settembre 2010.
Un accordo questo riguardante una più equa redistribuzione dei volumi produttivi tra i vari stabilimenti, come rimedio transitorio ad un trend negativo che su Orcenico ha pesato e continuerà purtroppo a pesare con un calo del 25% rispetto al 9% di Trichina, con l’eccezione di Roccasecca che chiude con una previsione superiore al dato messo a piano.
Da questo punto di vista, l’indifferenza dei presenti, sublimata da un silenzio che crea imbarazzo, ha messo in evidenza tutta la debolezza di un coordinamento che appare, agli occhi dell’azienda, chiaramente diviso, ma soprattutto carente non solo sul versante della sintesi politica ma anche della stessa capacità di esprimere una strategia minima.
Aver lasciato poi il peso della discussione di merito, interamente al territorio di Pordenone non può che considerarsi un errore strategico; un precedente pericoloso che rischia di insinuare la convinzione che l’azienda può permettersi di dire tutto ed il suo contrario; può giustificare i propri comportamenti e la propria inaffidabilità attraverso la narrazione di fatti inesistenti che oggi toccano ad Orcenico, ma domani a Trichiana, Roccasecca e la stessa sede.
Il tentativo inoltre di derubricare questo specifico argomento, come un problema riguardante lo stabilimento di Orcenico denota quanta approssimazione vi sia nell’analisi.
Niente di più politicamente sbagliato. Noi riteniamo invece che l’accordo sottoscritto, peraltro condiviso dalla Rsu di Trichiana e dalle segreterie nazionali di Filctem Femca e Uilcem, rappresenti l’unico vero elemento di concretezza per garantire il mantenimento strategico dei tre siti produttivi; l’unico vero elemento di equilibrio in grado di costruire e rafforzare la coesione del coordinamento nell’interesse generale di tutti i lavoratori; l’unico vero elemento che ci consente di arrivare uniti all’apertura del secondo tempo di una partita mai conclusa, che si preannuncia piena di insidie e di preoccupazione per la tenuta dell’intera compagnia italiana.
È di tutta evidenza quindi che il passaggio relativo all’equa distribuzione dei volumi produttivi, coniugato alla necessaria esigibilità degli investimenti messi a piano, rappresentano quindi i punti sensibili sui quali il coordinamento è chiamato ad assumere precise responsabilità e conseguenti determinazioni.
Fuori da questa ipotesi si corre il rischio che il coordinamento assuma inconsapevolmente un ruolo di spettatore passivo, amorfo e acritico in religiosa attesa che maturino gli eventi futuri; un ruolo svuotato di contenuti e abilmente risucchiato da un approccio del management che fino ad oggi si è dimostrato poco rispettoso degli impegni sottoscritti.
Un management il cui comportamento potrebbe celare la riproposizione dell’applicazione del piano industriale originario, relativo alla specializzazione dei siti produttivi. Ciò anche in considerazione alle negative previsioni di un mercato nazionale che nel 2012 potrebbe stabilizzarsi a 4.800.000 pezzi.
Un coordinamento così fatto non serve ai lavoratori, non serve al sindacato e paradossalmente rischia di non servire neanche all’azienda.
È necessario quindi un cambio di passo; serve riposizionare le coordinate sindacali dentro una rinnovata fase negoziale che non sia la solita ritualità; serve avere una conoscenza più ampia della strategia del gruppo, attivando tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione a cominciare dal Cae; serve interrogarsi con maggiore convinzione sulle politiche commerciali e sui presunti incrementi di quote di mercato; serve che ciascun territorio entri in possesso preventivamente di tutte le informazioni che la direzione invece rende, in modo frettoloso, solo durante la riunione; servono gli approfondimenti sugli argomenti che verranno trattati in sede contrattuale in modo da poter elaborare e definire le strategie, evitando improvvisazioni e superficialità.
Per tutto quanto sopra esposto le Rsu di Orcenico, congiuntamente ai direttivi di Filctem, Femca e Uilcem, chiedono un incontro alle segreterie nazionali.
Certi di un vostro positivo e solerte riscontro, vi salutiamo cordialmente.
RSU IDEAL STANDARD ORCENICO
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