Category: OPINIONI


CIAO STEFANO…

Oggi pomeriggio alle ore 15.30 l’ultimo saluto a Stefano

nella chiesa parrocchiale di Gleris di S. Vito al Tagliamento.

PAPAIS FRANCESCA 25/12/2014

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Auguri FILCTEM-CGIL

La Segreteria della Camera del Lavoro e la Filctem Cgil-001

Vittorio Venier 19/12/2014

Oggi ho fatto visita al presidio degli operai dell’Ideal Standard. Come ex dipendente ed ex rappresentante sindacale della Femca Cisl l’emozione è stata enorme nel rivedere i vecchi colleghi, devo dire per niente cambiati nell’aspetto e nella grinta nonostante i 10 anni trascorsi.

Quando fui assunto all’Ideal Standard nel giugno del 1994 si respirava altra aria, entrare a far parte di questa società significava tanto, un posto di lavoro qualsiasi era molto ambito, i vecchi mi raccontarono che addirittura c’era chi rinunciava alla liquidazione in cambio dell’assunzione di uno o anche due figli.

Oggi purtroppo la situazione è completamente cambiata, gli operai che in tempi fulgidi, per intendersi quando c’erano le vacche grasse, hanno contribuito alla crescita e all’arricchimento di questa ingrata multinazionale, sputando sangue concedendo tutta la loro disponibilità, contraendo malattie professionali vedi la silicosi, ernie del disco ed altro, e come riconoscenza hanno ricevuto un calcio in culo, vengono trattati come merce inutilizzabile , da eliminare costi quel che costi. mi deludono poi quei pseudo  dirigenti che si sono prestati a questo tiramolla ingannando di volta in volta questi orgogliosi lavoratori.

Questi dirigenti appartengono a quella razza di persone che si sono succedute alla direzione di questo oramai ex stabilimento ed è grazie a loro se abbiamo toccato il fondo, i mali dell’Ideal Standard hanno radici profonde.

Termino questo mio pensiero rivolgendo un caloroso abbraccio a tutte le maestranze che stanno lottando per un loro sacrosanto diritto.

Vittorio Venier

4^ B scuola primaria Montereale Valcellina

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CIAO ERNESTO…

CasconeErnesto

F. RIZZO – segr. FEMCA-CISL FVG

Quello raggiunto al Ministero del Lavoro è un accordo importante che i lavoratori, nell’assemblea tenutasi il 24 luglio, hanno giudicato positivamente.

L’accordo, è figlio di una vertenza difficile, complicata e dai toni aspri, da un clima di forte sfiducia che il management della Ideal Standard ha provocato, che si è trascinata per quasi un anno.

In questo arco di tempo fondamentale è stata la tenacia e la lucida determinazione del sindacato e dei lavoratori che non si sono mai arresi, così come importante è stato il protagonismo, la coesione e la solidarietà di un intero territorio, che si è stretto intorno ai lavoratori e alla fabbrica, divenuta simbolica nel panorama della crisi industriale pordenonese.

Ora però è tempo di girare pagine, e tempo di nuove sfide: rilanciare l’attività produttiva di Orcenico attraverso i difficili sentieri dell’autoimprenditorialità, imboccata con la coraggiosa scelta di costituire una cooperativa; una scelta impegnativa anche nel nome, CERAMICHE IDEALSCALA, che rievoca i fasti di un passato glorioso della nostra industria manifatturiera.

E nella novità è forte il richiamo alla nostra storia comunitaria: persone che si autorganizzano in forma partecipativa e mutualistica, per risolvere problemi e bisogni comuni, nella convinzione di poter guardare al futuro con la stessa speranza con cui i loro padri hanno costruito i propri percorsi di vita.

Ancora una volta sono quindi i lavoratori ad indicare la strada del possibile sviluppo, ancora una volta loro, in prima linea, armati del solo coraggio, convinti, come sono, che lo stabilimento di Orcenico non può chiudere, che non è possibile disperdere un patrimonio enorme fatto di capacità e di competenze.

Lavoratori che non attendono solo aiuto, ma che decidono di rimettersi in gioco perché non ci stanno a farsi rubare il lavoro e il futuro da una multinazionale, che ha deciso, per logiche esclusivamente finanziarie, di mettere la parola fine ad uno stabilimento produttivo ed efficiente.

Siamo solo all’inizio di questa sfida, avanguardia di una via che potrebbe essere scelta da altri lavoratori e da altre realtà.

C’è tanta strada da fare ed il tempo a disposizione è quello concesso dalla cassa in deroga. Dentro questo percorso, e con gli impegni previsti dall’accordo ministeriale, la multinazionale può trovare le ragioni per porre parziale rimedio alla profonda ferita inferta a 400 famiglie ed al tessuto economico e sociale di un’intera provincia: facilitare concretamente la riprese dell’attività produttiva attraverso la messa a disposizione di impianti e capannoni a prezzi simbolici. In altri termini supportare la fase di avvio della start up, con la messa a disposizione di volumi produttivi per un tempo limitato, in modo da consentire ai propri “ex” dipendenti di portare a successo l’operazione del workers buyout.

E’ un atto dovuto, un’assunzione di responsabilità sociale che Ideal Standard deve ad una intera comunità, che sino alla fine è stata attenta ai bisogni di questa azienda; da Orcenico sono partiti tanti lavoratori che, con generosità, in giro per il mondo sono andati a insegnare i segreti della ceramica, contribuendo così a far diventare grande la multinazionale.

Ideal Standard può decidere di non produrre, ma non può vietare che altri lo facciano, soprattutto non può vietare ai propri dipendenti di provarci.

Questo nuovo protagonismo sociale, che i lavoratori della Ideal Standard alimentano con entusiasmo e passione, interroga le coscienze di tutti. Il dovere dell’urgenza chiama in causa un intero territorio regionale/nazionale, nelle sue svariate espressioni economiche, sociali ed istituzionali, una chiamata a stare dentro una sfida difficile ma ambiziosa, una sfida da raccogliere per lavorare intorno a un progetto comune: sostenere e accompagnare un modello di sviluppo alternativo, l’unico in grado di rispondere  ad una emergenza occupazionale  sostituendo il fatalismo e la sfiducia con la speranza e con la voglia di credere nel futuro, il garantire profitto per la finanza al garantire sostenibilità e lavoro.

Serve quindi accompagnare e sostenere, con atti concreti, il coraggio e l’audacia dei lavoratori della Ideal Standard: questa iniziativa, se realizzata, può rappresentare un valore e un bene per l’intera comunità, una opportunità per sperimentare l’avvio di un processo di sviluppo partecipato basato su valori etici, un volano virtuoso per interpretare la crisi come una opportunità per cambiare in meglio, per costruire un nuovo equilibrio nel contesto economico e produttivo. In questa sfida il sindacato è pronto a fare la propria parte. Possiamo vincere se l’esempio diventano i lavoratori della Ideal Standard, se tutti insieme lavoriamo intorno allo stesso obiettivo fino in fondo senza risparmiarci, se lavoriamo ad un progetto “per” e non “contro”, dove il dialogo e il confronto e le azioni prevalgono su veti e pregiudizi.

FRANCO RIZZO

Segr. FEMCA-CISL FVG

2 AGOSTO 2014

OGGI ALLE ORE 9.00 E’ STATO SPENTO IL FORNO T4

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G. PIGOZZO Segr. gen. CGIL-PN

L’AUSTERITA’ NON RISOLVE LA CRISI

E’ oramai fuori dubbio che l’austerità non è la soluzione ai problemi della crisi, piuttosto la aggrava. Ma manca il coraggio di indicare una alternativa e di realizzarla.

Più precisamente diversi ci provano, ed è il caso dei lavoratori di Ideal Standard; ma tanti esempi dimostrano che troppi fanno finta di niente. E perseverano.

E’ quest’ultima la patina dell’Italia di mezzo: quella che vive di varie rendite. Che non vuole scegliere ma che invece, con i suoi “son tutti uguali” oppure con “quel tanto non cambia niente”, sceglie. Eccome se sceglie. L’indifferenza o l’opportunismo non sono figlie della crisi. Sono componenti di una cultura che fa fatica a scomparire.

Occorrerebbe indagare sugli ultimi 150 anni della nostra storia: sulla genesi e sulle volubilità dell’incerta borghesia nazionale, sulle caratteristiche dello sviluppo casalingo che pure ha manifestato momenti straordinari, ma che è stato anche l’esito di sgradevoli accomodamenti. Sulle doppiezze dei nostri cambiamenti, sulla strutturazione delle classi sociali e delle tante e troppe disuguaglianze che si sono accumulate nel tempo.

Nel paragone con gli altri Paesi europei siamo troppo deboli negli assetti portanti e si trascurano le regole nella individuazione dei “migliori” che ci affranchi anche dalla odiosa pratica della clientela.

Si disprezzano i luoghi che possono aiutare i livelli di governo, ritenendoli delle perdite di tempo e non si vuol capire che soprattutto nei momenti di crisi possono funzionare da collante della società civile. E le vicende Ideal-Standard ora e prima Electrolux lo confermano.

Noi diciamo da anni che in questo paese è in atto un grande declino industriale. Ci abbiamo messo, come adesso va di moda, molte volte la faccia con tante iniziative e con scioperi. Siamo stati veloci nelle denunce e nelle proposte, che allora non abbiamo sentito da quelli che oggi considerano la rappresentanza sociale un inutile ingombro.

Creare lavoro e contrastare la disoccupazione rimangono le priorità. Anche per difendere e sostenere il nostro sistema di protezione sociale: di cui possiamo, pur tra mille criticità, andare fieri. Anche per proteggere e qualificare la democrazia svincolandola dalle oppressioni, fintamente libere, del mercato.

Quel “mercato” che non è stato e non è in grado di rivitalizzare alcuni settori fondamentali dell’economia italiana. Di individuare imprenditori capaci di “salvare” una attività come quella che porta il marchio Ideal-Standard e di rilanciarla. Magari fra coloro che hanno accumulato nei periodi “gloriosi” del bel paese e che non hanno mai investito un euro e che sono ben distribuiti in tutto il territorio nazionale.

Non deve sconcertare se ci stanno pensando i lavoratori. Nonostante le leggi sul mercato del lavoro e sulle pensioni che li ha penalizzati e che “l’Italia di mezzo” considera gli autori della rovina nazionale, perché – si afferma – essere titolari di ingiusti diritti.

Sopravanzano le miopi convinzioni sull’art. 18 quando servirebbe guardare altrove. A sostenere la scelta di quei 18 lavoratori che vogliono indicare una prospettiva.

Rilanciando un etica: quella del lavoro. Che decenni di spregiudicatezza politica ed economica ha abbruttito.

Quell’etica ha motivato i lavoratori e le lavoratrici di quella multinazionale. Che, come sono riusciti prima quelli di Electrolux, hanno saputo sviluppare un intelligente e responsabile lavoro collegiale assieme alle loro rappresentanze sindacali aziendali.

Del lavoro e della sua drammatica condizione ci si dovrebbe occupare insistentemente in ogni sede istituzionale. Evitando copiose produzioni cartacee e selezionando gli interventi.

Fornendo e sostenendo buoni esempi per restituire fiducia a chi non si rassegna. Non affidarsi alla sorte nella convinzione che, prima o poi, il mercato ci penserà. Su questo si misura la “nuova” classe dirigente di un paese. Dalla capacità di concretizzare ed aiutare soluzioni che in luogo di defatiganti dibattiti parlamentari sugli assetti ordinamentali dello Stato traduca quell’art. 1 della nostra Carta fondamentale: “ L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.

In quella parola “sovranità” ci stanno molte risposte. Comprese quelle che vogliono la preferenza nelle elezioni e la fine delle politiche di austerità.

Anche per questo alcune settimane fa sono stati depositati, a questo fine, quattro quesiti referendari che propongono l’abrogazione di alcuni passaggi della legge 243 del 2012 (sul pareggio di bilancio) perché è una legge che ha imposto vincoli aggiuntivi al nostro Paese rispetto alle stesse norme europee, rendendo ancora più stringente il principio dell’equilibrio di bilancio. Insomma scegliere una alternativa vera non quella “di mezzo”.

G.M. Petozzi RSU Femca-CISL 23/07/2014

Raggiunta una tappa importante nella vertenza ideal standard, ma resta pur sempre una tappa per la meta che con determinazione ci siamo prefissati di raggiungere.
Al di là degli ammortizzatori sociali e della sospensione dei licenziamenti coatti, che mitigano sicuramente l’impatto sociale, dobbiamo mantenere ferma la rotta verso la salvaguardia occupazionale di un sito industriale storico, che per più di mezzo secolo ha dato lustro e prestigio ad un intero territorio.
Con idee innovative che fin qui abbiamo sempre messo davanti a simboli e correnti, crediamo che la cooperativa dei lavoratori possa essere un’opportunità importante, in quanto ci sono le potenzialità e le professionalità adeguate per far vivere lo stabilimento.
Per fare ciò dobbiamo continuare nella nostra missione di creare sinergia in tutte le “forze” del territorio a tutti i livelli ed in modo trasversale come abbiamo fatto fin qui.
Possiamo affermare che questa strategia ha pagato con il risultato di ieri; ora bisogna fare il passo successivo ed è necessario essere ancora più compatti perché gli impegni assunti per il rilancio produttivo del sito si concretizzino positivamente.
Gian Mario PETOZZI
RSU FEMCA-CISL
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