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Tratto da: "ASCA.IT"
''Normalmente le grandi società sono in grado di avere un rapporto misurato con il territorio in cui operano ma qui l'impressione e' stata differente, di modalità adottate ritenendo che questo fosse un Paese debole in cui si sarebbe potuto fare di tutto''. Cosi' il Presidente di Unindustria Pordenone, Michelangelo Agrusti, all'indomani della decisione assunta dalla Territoriale di Confindustria di non rappresentare più Ideal STandard in alcuna sede istituzionale, durante una conferenza stampa alla quale, questa mattina, hanno preso parte anche i vice presidenti Sergio Barel, Marco Camuccio, e Andrea Malacart. ''La comunità degli imprenditori di questa provincia ha altri codici - ha spiegato Agrusti - e sviluppato nel tempo una cultura di relazioni sindacali straordinaria. Intendiamoci: Unindustria assiste le aziende in difficoltà che sono in qualche modo giunte al capolinea ma e' chiaro, direi evidente, che nel momento in cui esistono concrete possibilità di ripresa o rilancio, noi alla morte scegliamo la vita. Preferiamo che le imprese che sono ancora in grado di farlo proseguano perché e' stato il manifatturiero a garantire la cifra industriale a questo territorio''. L'analitica ricostruzione della cronologia che ha ruotato attorno alla vicenda Ideal Standard e' già proiettata al futuro: ''Abbiamo chiesto e ottenuto una riunione al Mise per la prossima settimana - ha informato il Presidente - ragionevolmente mercoledì o giovedì, ci sono obbligazioni che in quella sede sono state assunte e che in quella sede debbono essere verificate. Certo - ha proseguito - trovo imbarazzante che a fronte dell'atteggiamento del Governo, che grazie anche all'interessamento della Regione aveva collocato IS in una short list di cassa in deroga sino a dicembre, eventualità davvero straordinaria che avrebbe garantito molte cose, sia stato raccolto un atteggiamento sprezzante non solo nei confronti di Pordenone e delle sue Istituzioni ma anche di quelle nazionali. Ognuno decide di vivere con l'eleganza che vuole, certo e' che qui discutiamo della vita di 450 persone''. Agrusti, ricordando l'atteggiamento estremamente responsabile delle organizzazioni sindacali, ha confermato che Unindustria, pur non rappresentando più IS, ''non si sottrarrà dall'obbligo civile di contribuire con tutti i soggetti rimasti in campo, affinché si individui una soluzione per il mantenimento dell'attività produttiva''.
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GRAZIE
UNA SOLUZIONE PER NON CHIUDERE ESISTE: basta che la politica lo voglia; o mette in condizioni I.S. di non chiudere (es. altri anni di cds finanziamenti per innovazioni) o obbliga la multinazionale a non andarsene (cosa improbabile). La prima soluzione è la più praticabile, visto che i soldi i politici per loro li trovano (lo stato spende troppo e male 723 miliardi l’anno) non gli costerà nulla finanziare l’operazione con soldi non propri. MA SE NON DICIAMO LORO QUESTE COSE COME FANNO A SAPERLO.
Oppure il denaro che la regione vuole investire lo destiniamo ad altre attività produttive nel sito, con l’aiuto di qualche investitore. Se la faccenda si conclude con la chiusura, chiaramente dopo andate tutti a votare e iscrivetevi nel sindacato in massa per ringraziare la politica e il sindacato dell’impegno profuso .
I.S. ha già comunicato alle ditte esterne che la loro collaborazione in aziende cesserà.
Comunque restiamo uniti che una soluzione si trova, non pensiamo ad andare solo nei centri commerciali. DA ORCENICO NON ESCE NIENTE.
GRAZIE A TUTTI COLORO CHE SI IMPEGNERANNO.
ORMAI E’ FINITA. Cosa importa a I.S. pagare 9 mensilità per 450, pagare lo smantellamento del sito. Con quello che gli costa mantenerlo attivo. Dovevamo attivarci prima, incalzare la politica e non aspettare dopo 4 anni. La politica ci doveva aiutare a trovare una soluzione che non sia la scontata mobilità, quella tocca a tutte le aziende, non è una vittoria ottenerla. Potevamo fare una proposta choc e vedere come reagiva. E non mi dite che lo stato non ha i soldi, se spende 800 miliardi l’anno. Le altre vertenze le hanno risolte la nostra non ha avuto l’impatto mediatico giusto. Il domandone: perché Orcenico e Roccasecca e Trichiana no?????? SAPPIAMO CHI RINGRAZIARE.
Hai dimenticato il TFR . ma poi vedrai che una soluzione verrà trovata,abbi fiducia …e una questione politica
Ideal Standard, più vicino
il no al sostegno pubblico
Il gruppo non pare intenzionato ad accettare le offerte della giunta. Serracchiani In assenza di sorprese, partirebbe a breve la procedura di mobilità a Orcenico
ideal standard
Email
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di Elena Del Giudice
PORCIA. Incontro a porte chiuse e senza sindacati quello di oggi tra la Regione Friuli Venezia Giulia e l’Ideal Standard. Oggetto della convocazione, firmata dalla presidente Serracchiani e dal vice, e assessore alle Attività produttive, Bolzonello, conoscere la risposta della multinazionale rispetto alle proposte dell’ente circa il sostegno “pubblico” ad interventi e investimenti utili a migliorare sensibilmente la competitività dello stabilimento di Orcenico.
Le aspettative di istituzioni e sindacati sono molte circa l’esito del summit, e soprattutto “vorrebbero” essere positive. In sostanza, se il Gruppo dicesse «sì» molti problemi verrebbero meno, lasciando spazio a trattative successive di dettaglio. Volendo essere realisti, le condizioni per quel «sì» non si intravedono.
Ideal Standard ha già detto, lo ha fatto recentemente all’incontro con la Regione Veneto, che il piano definito a luglio è rimasto invariato; le condizioni di mercato per modificarlo in positivo non solo non ci sono, ma addirittura le previsioni sono oggi più negative di ieri, tanto che si profila uno stop produttivo di una settimana di tutti gli stabilimenti europei; e sempre rispetto a luglio, nulla è cambiato neanche sul fronte ammortizzatori: esauriti quelli in atto, i contratti di solidarietà, non ce ne sono altri da attivare anche volendo – ma Ideal Standard vuole? – mantenere in attività tutti e tre gli stabilimenti con gli organici attuali.
Un’altra ragione per osservare con uno sguardo disincantato l’incontro di oggi, sta in quella strategia condivisa tra Regioni (Friuli, Veneto e Lazio) che Serracchiani e Bolzonello avevano auspicato e ricercato, ma che non è stata definita. Anche perchè i tre presidenti non si sono ancora incontrati, e domani a Roma Zingaretti riceverà i vertici di Ideal Standard.
Ultima motivazione, l’urgenza che la multinazionale ormai ha di mettere in atto rapidamente tutte le azioni necessarie per incidere sul bilancio 2014 che dovrà iniziare con una radicale inversione dei costi determinata dalla dismissione di uno stabilimento e dal dimagrimento del gruppo di circa 450 posti di lavoro. Non che l’operazione sarà indolore o a costo zero. Dovesse chiudere la partita con un accordo sindacale, l’azienda dovrà versare all’Inps l’equivalente di 3 mensilità per 450 esuberi (senza accordo le mensilità salirebbero a 9) e accanonare i costi di smantellamento e bonifica del sito.
Volendo azzardare, dopo aver spiegato alla Regione Fvg le motivazioni del «no», Ideal Standard potrebbe, già entro la settimana in assenza di altri fatti nuovi, formalizzare l’avvio della procedura di mobilità e decretare il via
Ciao a tutti i colleghi. Non penseremo mica che si farà un’incontro aL M.IS.E. prima del 15.10? Come al solito rimanderanno. Per ridurre il costo pezzo non basta solo rendere più automatizzato il flusso, visto i volumi di adesso che saranno sempre così, fino a quando produranno fuori, crisi a parte. Come mai non abbiamo pensato prima a proporre un piano industriale all’azienda? Abbiamo solo dato colpa agli operai, perchè non raggiungivamo i target di resa. Coma mai dal QUINTO MESE di quest’anno lo cose sono cambiate? Forse dovevamo chiedere prima un nuovo direttore e un nuovo tecnologo. Affidare la portineria, lo sfalcio erba, lavori di idraulica, pulizie a ditte esterne, non costa? Visto gli esuberi. Occorrerebbe fare una seria spending review, eliminare il superfluo in busta paga. Da quando l’azienda ha dichiarato la chiusura sono partite le defezioni; come mai gli esuberi non diminuiscono? L’11.09 la sindaca ci ha detto NON AVETE PAURA DI AVERE CORAGGIO. Il sindacato ci chiede di essere più determinati. Se Orcenico chiude, facciamoci un esame di coscienza.