L’appello dei sindacalisti della Destra Tagliamento al premier per affrontare il declino
«Presidente Letta la vogliamo idealmente al nostro fianco»
di LORENZO GARZIERA e DONATO VECE

Sul Messaggero Veneto di domenica Mario Quaia in prima pagina ha ben sintetizzato il caso Electrolux: «Dal declino alle MESSVEN15-11-2013speranza ad un altro declino. L’Electrolux sta meditando, potrebbe rilanciare o staccare la spina». Lei presidente Letta ha manifestato una certa dose di ottimismo per il futuro del nostro Paese in una recente intervista, nonostante l’incombere di una crisi economica senza precedenti. Vogliamo anche noi essere altrettanto ottimisti quanto lei, signor presidente, ponendole alcune domande-riflessioni sullo stato della nostra provincia, partendo dall’interrogativo di fondo di Quaia, sul futuro degli stabilimenti Electrolux, e non solo, vista la drammatica vicenda dell’Ideal Standard di Orcenico di Zoppola. Come ci raccontano i nostri padri, c’erano una volta la Rex della famiglia Zanussi, la Ceramica Scala della famiglia Locatelli, la Savio dell’omonima famiglia, non dimenticando la Ceramica Galvani. Queste aziende sono state le nostre “piccole” Fiat e il nostro orgoglio. Purtroppo negli anni 80 le crisi aziendali, i passaggi di proprietà hanno cambiato l’anima delle nostre fabbriche – casi di successo di imprenditoria pordenonese – di cui altri hanno fatto shopping, spostando così i centri decisionali in ambiti diversi da quelli del nostro territorio. Abbiamo affrontato quel periodo con grande apprensione, abbiamo accettato i cambiamenti definendo accordi sindacali che garantissero il mantenimento dei siti produttivi e la salvaguardia dei livelli occupazionali senza ricorso ai licenziamenti. Con l’ingresso degli svedesi di Electrolux in Zanussi, nel 1985, gli stabilimenti italiani erano 19 con 18 mila occupati, con produzioni nell’elettrodomestico bianco, nella componentistica e nei Grandi Impianti (ora Electrolux Professional). A oggi gli stabilimenti sono rimasti 5, di cui uno della Grande Impianti a Vallenoncello (Pordenone) con un migliaio di addetti e tutte le gamme di prodotto, gli altri 4 nell’elettrodomestico bianco con 6.400 occupati per un totale di 7.400 addetti circa. La componentistica è stata invece ceduta e in seguito alle operazioni di delocalizzazione che la multinazionale svedese ha avviato ormai da oltre un decennio, le ex fabbriche Ecc – e non solo – sono ridotte ai minimi termini. Una bella cura dimagrante, signor presidente, che abbiamo gestito in quasi trent’anni con grande senso di responsabilità evitando chiusure e licenziamenti tout cour. Ora ci viene ribadito in tutte le salse e in tutte le sedi che il costo del lavoro rispetto alla Polonia e all’Ungheria è diventato un cappio al collo. Naturalmente cio non vale – per il momento – per la Grandi Impianti dove c’è ancora grasso che cola e quindi la variabile del costo del lavoro non rappresenta un rischio mortale (ma fino a quando?). Lo stesso dicasi per l’Ideal Standard di Orcenico che nel confronto con gli altri stabilimenti di Belluno e Frosinone, viene sacrificato sull’altare da parte di un management miope e succube della Bain Capital, nonostante la disponibilità della Regione Friuli Venezia Giulia e del territorio a mettere a disposizione interventi mirati al recupero di messven15-11-2013(1)-001costi e inefficienze. Signor presidente, provi lei a mettersi nei panni di questi 409 lavoratori e delle loro famiglie: da gennaio per quelli dell’Ideal Standard di Orcenico scatterà il licenziamento e la mobilità, salvo il paracadute della cig in deroga. Per quelli dell’Electrolux di Porcia imminente è fuoriuscita delle eccedenze già dichiarate – 500 solo in provincia di Pordenone – e poi l’attesa dell’esito dell’investigazione (aprile 2014) avviata dalla multinazionale per decidere se convenga o no restare in Italia. Non le pare sia opportuno, signor Presidente, che in questa fase, oltre alla discesa in campo dei presidenti delle Regioni a partire da Debora Serracchiani, anche Lei si senza coinvolto da questa sfida che non riguarda, evidentemente, solo lavoratori e sindacato, perché chiama in causa il nostro sistema-Paese? Nell’84 Electrolux acquisì la Zanussi diventando in questo modo leader mondiale dell’elettrodomestico. Non solo. Con la Zanussi Electrolux acquisì un bagaglio di enorme valore chiamato competenza, professionalità, dedizione al lavoro, capacità e relazioni sindacali partecipative diventate un modello esportabile. Presidente, lei sa bene che questa partita non riguarda solo Electrolux ma un intero settore, quello dell’elettrodomestico, investito da una crisi senza precedenti che non è fatta solo di mercato, ma anche di competizione – più o meno leale – che sta minando un patrimonio industriale che il nostro Paese già possiede mentre altri, forse più lungimiranti, stanno invece costruendo. Non si va molto lontano, signor presidente, se si pensa solo all’italianità di Telecom, Alitalia e Finmeccanica. E, senza che ce ne voglia, qui non abbiamo neanche Poste italiane che possa intervenire. Ci sono settori, per quanto maturi, come l’elettrodomestico, che rappresentano per tanti territori il tessuto portante della loro economia e il sostentamento per migliaia e migliaia di famiglie. Oggi, signor presidente, Pordenone, e il Friuli Venezia Giulia, sarà ancora una volta in piazza a testimoniare la vicinanza ai lavoratori di queste fabbriche e alle loro famiglie. Signor presidente, con il suo ottimismo e con il suo volto sorridente, batta un colpo.

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