Al ministero dello Sviluppo Economico, per sapere premesso che:-
da un articolo di stampa pubblicato il 18 marzo 2014 sul quotidiano “Il Piccolo”, apprendiamo che dopo quattro anni e mezzo di contratti di solidarietà e terminati tutti gli ammortizzatori sociali, se entro aprile non arriverà un compratore e un nuovo piano industriale, per gli ultimi 400 dipendenti della Ideal Standard di Orcenico di Zoppola – leader nel settore delle ceramiche e dell’arredo bagno – potrebbero scattare le procedure di mobilità con la chiusura definitiva dello stabilimento;
dopo le chiusure di Ceramiche Galvani e di Richard Ginori la chiusura della Ideal Standard trasformerebbe il territorio di Pordenone da capitale dei sanitari a deserto industriale, rischiando di far sparire una vocazione industriale e un know artigianale che per mezzo secolo ha caratterizzato questo territorio. Con l’arrivo della crisi la disoccupazione nel pordenonese è al 10% e non esiste alcun piano realistico per uno sviluppo economico alternativo. Il suo tessuto industriale è al collasso e come sempre accade in questi casi, come abbiamo visto in un’altra importante e delicata vicenda che insiste nel Friuli, quella dell’Electrolux, i primi a pagare le conseguenze di questa dura realtà sono i lavoratori;
oggi, nello stabilimento Ideal Standard di Orcenico si lavorano 270mila pezzi l’anno con appena 430 addetti a fronte dei 700 dipendenti del 2006 e solo due linee produttive rimaste. Ideal Standard ha visto assottigliarsi anno dopo anno il numero del personale e ora si trova davanti ad un bivio: o la chiusura o la prosecuzione della produzione a ritmi e condizioni inaccettabili;
tutti i dipendenti dello stabilimento di Orcenico lavorano in azienda da diversi anni, hanno delle vite avviate e delle famiglie e la chiusura del sito rappresenterebbe un vero e proprio bagno di sangue che il territorio non è in grado di sopportare;
rispetto a 5 anni fa il mercato dei sanitari in Italia è crollato del 70% sotto il peso della crisi che ha investito il settore dell’edilizia. Ideal Standard quindi ha deciso di sacrificare la fabbrica di Orcenico, per concentrare negli stabilimenti di Roccasecca e Trichiana la produzione orientata sulla specializzazione delle linee su articoli di alta gamma. Con l’inizio del 2014 è cominciata anche la cassa integrazione in deroga con la riduzione dell’orario da 6 a 4 ore e un salario pari al 65% di quello previsto. Una cifra insostenibile per chi ha dei figli da educare o un mutuo da pagare;
il rischio concreto è che i 430 dipendenti della Ideal Standard si vadano ad aggiungere al centinaio abbondante di contrattisti a tempo indeterminato – in buona parte immigrati – che ai primi accenni della crisi videro sparire il loro posto di lavoro per arrivare oggi a lavoratori che con 35 anni di servizio alle spalle, rischiano la mobilità e un limbo di 5-6 anni prima di poter accedere alla pensione. Per non parlare delle donne, che alla Ideal Standard sono circa il 10% della forza lavoro e il 50% nel reparto “wellness” e verrebbero doppiamente penalizzate visto che tutte le statichiche dimostrano come queste ultime abbiano maggiori difficoltà rispetto ai colleghi uomini nel trovare nuovi impieghi;
l’Italia è il secondo Paese manifatturiero d’Europa eppure, a giudicare dallo stato di crisi in cui versano parecchie aziende del settore, sembrerebbe non sia considerato più un settore strategico e se ciò fosse vero, sarebbe un tremendo errore;
dall’articolo di stampa già richiamato apprendiamo inoltre che ci sarebbe una cordata di imprenditori guidata da Stefano Boccalon, titolare della Glass srl di Treviso che sarebbe intenzionata a rilevare e rilanciare le unità produttive anche se a detta dell’imprenditore non ci sarebbero i presupposti per rendere competitivo lo stabilimento a causa dell’alto costo del lavoro e dell’energia e in ogni caso, anche se la trattativa andasse in porto, il lavoro sarebbe garantito solo per la metà dei dipendenti attualmente impiegati. A questo interesse si aggiungerebbe anche quello di alcune multinazionali del Far East, come i giapponesi della Lixil;
non è più sostenibile dare una risposta ai problemi industriali con operazioni incentrate solo sulla continua riduzione dei costi del lavoro e scarsi investimenti sulle attività produttive, facendo pagare ai lavoratori e alla fiscalità generale le conseguenze delle eccedenze di personale e delle chiusure degli stabilimenti. Nel caso in questione si gioca con il futuro di 430 lavoratori;
se il Governo non intenda porre in essere ogni atto di competenza volto ad affrontare le problematiche legate ad una vertenza che, purtroppo, si sta ulteriormente complicando in questi giorni affinché non si arrivi alla chiusura dello stabilimento Ideal Standard di Orcenico di Zoppola e vengano avviate serie trattative con potenziali acquirenti che possano garantire la continuità occupazionale nello stabilimento e puntino alla valorizzazione delle fabbriche e dei lavoratori, nonché allo sviluppo delle tecnologie e delle innovazioni;
se il Governo non intenda attivarsi per quanto di competenza affinché al termine della cassa in deroga prevista per fine aprile venga scongiurata la procedura di mobilità per i 430 lavoratori e lavoratrici della Ideal Standard che rappresenterebbe l’anticamera del licenziamento;
PELLEGRINO FERRARA
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